sabato 16 aprile 2016

Salve a tutti!
Come avrete intuito dal ritardo di questo aggiornamento, sto avendo una certa difficoltà a gestire tra i miei impegni questo spazio con la sufficiente profondità. Il blog è nato come sostegno al volume che ho autopubblicato l'anno scorso, il saggio La stirpe di Topolino, e l'aggiornamento di quest'ultimo - mi sono reso conto - dovrebbe essere la mia vera priorità.
Per questo ho deciso di abbandonare momentaneamente questo blog in favore della già esistente pagina Facebook della Stirpe di Topolino, dove è anche più facile scambiarsi eventuali opinioni e feedback su notize e sul mio lavoro.
Lascio comunque qui tutti i contenuti blog e quanto scritto finora come punto di riferimento. Ci si sente su Facebook. ;-)

lunedì 7 marzo 2016

Siccome il mese scorso ho parlato del Technirama 70 della Bella Addormentata, oggi faccio l'opposto e parlo del digitale in contesto disneyano... e mica solo disneyano. Lo sapete qual è il primo lungometraggio ad alto budget e distribuzione internazionale realizzato in digitale? E a quando risale? No, non è Star Wars Episodio II - Attacco dei Cloni (2002).

E' Bianca e Bernie nella terra dei canguri (The Rescuers Down Under, 1990). Caspita. Ecco il trailer su YouTube, ma è molto meno splendente del Blu-ray.



Questa storia riguarda Disney e Pixar. All'epoca la Pixar produceva solo cortometraggi (uno vinse l'Oscar, Tin Toy del 1988, un proto-Toy Story) e prima di diventare un nome a sè stante, collaborò attivamente con la Disney per... il CAPS.
CAPS sta per Computer Animation Production System: suona avveniristico, con un candore molto anni Ottanta. Ma fu avveniristico sul serio.

Prima del CAPS, i "cartoni animati" si realizzavano ancora alla vecchia maniera: fondale sul piano di ripresa, sul quale appoggiavi il rodovetro (leggasi foglio trasparente) con il fotogramma d'animazione dipinto sul retro, il tutto pigiato con un vetro che assicurava l'assemblaggio. Scattavi con la macchina da presa posta in verticale, perpendicolare al piano di ripresa. Cambiavi rodovetro. Ripetevi.
Con la Multiplane Camera ideata dalla Disney nella seconda metà degli anni Trenta, rodata con il corto The Old Mill prima e Biancaneve e i sette nani dopo, c'era una variante: i piani di ripresa erano più di uno, e la distanza di uno dall'altro era regolabile tramite un sistema di manovelle e binari. Serviva a creare un movimento di macchina in profondità all'interno dell'immagine, che semplicemente prima non era concepibile in un cartoon. Guardatela all'opera in questo piano sequenza di 45" in Pinocchio (1940).



Il CAPS fu l'evoluzione linguistica e produttiva della ripresa nel cinema d'animazione, rendendo tutto ciò antico. Con un software proprietario e hardware all'epoca sofisticato, il fotogramma si componeva col computer. Scannerizzavi il fondale, scannerizzavi il disegno dell'animazione (in bianco e nero, vuoto e senza colori, solo col clean-up), coloravi l'animazione cliccando qui e lì, esportavi. Esportavi il frame finito a 2K (nel 1989!!!), in 2048x1080, con profondità di colore a 48bit, senza compressione di alcun tipo, con ogni elemento che in fase di compositing era importato alla massima risoluzione. Chiaramente la distribuzione doveva avvenire in pellicola, passando per un apparato di film recording, cioè un apparecchio che riprendeva l'immagine digitale su pellicola.

Vantaggi del CAPS? Immensi: costi ridotti, coloratura delle animazioni velocissima, possibilità di gestire un numero potenzialmente infinito di "layer", cioè di strati di fondale. Per arrivare lì dove la Multiplane non poteva proprio fisicamente giungere. Una pipeline del tutto nuova che fu insignita di un Oscar tecnico speciale nel 1992. Una prima prova fu la sequenza finale dell'arcobaleno nella Sirenetta (1989): il felice esito dell'esperimento portò Bianca & Bernie nella terra dei canguri a essere realizzato interamente col CAPS. Entusiasti, i registi Mike Gabriel e Hendel Butoy si scatenarano subito con un piano sequenza iniziale sbalorditivo. Tutti gli elementi nella sequenza qui sotto sono realizzati a mano, anche se è difficile dirlo con la compressione di questo vecchio video. Consiglio di nuovo il Blu-ray.



Ora magari capite perché le versioni 3D di Il re leone e La bella e la bestia siano state sfornate in tempi relativamente rapidi: ogni fotogramma che compone quei film è già digitale e diviso in layer come quelli di Photoshop. Isolare gli elementi e rielaborarli in 3D è proponibile (per quanto discutibile a posteriori, ehm). Capirete pure perché, quando queste riedizioni hanno cominciato a perder colpi al boxoffice, La sirenetta 3D sia stato cancellato: quello fu l'ultimo lungo del canone a essere realizzato alla vecchia maniera, quindi gli elementi andavano separati manualmente da un'immagine unica, analogica. Qualcuno alla Disney avrà fatto festa quando hanno comunicato la cancellazione di un progetto titanico che non valeva la candela. Meno male.

Insomma, quando qualcuno vi chiede qual è stato il primo lungometraggio digitale cinematografico, potete pensare solo al cinema dal vero e spaccare il capello in quattro tra alcune sequenze di La minaccia fantasma, Vidocq, Arca russa o il citato Episodio II, oppure spiazzate tutti e dite: Bianca e Bernie nella terra dei canguri. Oh, i cartoni animati son cinema, no? Siamo precisi. ;-)

giovedì 28 gennaio 2016

Mica solo Tarantino: i 70mm dei classici Disney, la "Bella Addormentata nel Bosco" e "Taron e la Pentola Magica"



In questi giorni si fa un gran parlare della versione a 70mm (Ultra Panavision 70, per essere precisi) dell'ultimo film di Quentin Tarantino, The Hateful Eight. Nel nostro orticello disneyano, abbiamo di sicuro sentito tante volte di versioni in IMAX o 70mm (che non sono proprio la stessa cosa) di classici vecchi e nuovi dei Walt Disney Animation Studios. Ma al di là delle copie speciali, i cartoon del canone ufficiale sono mai stati girati in 70mm? "Nativi", si direbbe oggi? Cioè a partire dal negativo originale a 65mm (che poi diventa 70 con le tracce audio in proiezione)? La risposta è... ni.


Nel canone ufficiale solo due cartoon risultano girati in Super Technirama 70 e sono La bella addormentata nel bosco del 1959 e Taron e la pentola magica del 1985. Ulteriore curiosità: si tratta in assoluto del primo e dell'ultimo lungometraggio ripresi con questa tecnica.
Perché ho scritto prima "ni"? Perché il Super Technirama 70 non prevede la ripresa in 65mm, bensì nel normalissimo 35mm, ma con sostanziali differenze. Vi spiego come funziona.


Nel Super Technirama 70 (a sinistra), la pellicola 35mm, invece di scorrere verticalmente, come avviene di norma (destra), scorreva orizzontalmente: ogni fotogramma era grande il doppio del normale, occupando la lunghezza di otto perforazioni invece delle normali quattro (le "perforazioni" sono i buchi della pellicola). Perché? Perché così ogni fotogramma era in partenza due volte più definito del normale, senza necessitare di una ripresa con un'ingombrante cinepresa in 65mm (che, a onor del vero, sarebbe stata comunque migliore, ma qui si parla di una soluzione sperimentale di compromesso).
Osservando il fotogramma del Technirama, riconoscerete una spiccata somiglianza con i vecchi negativi "formato Leica" che portavate a sviluppare, se siete della generazione che ha scattato con le macchine fotografiche analogiche col rullino. Quello che solitamente non potevamo ottenere con le nostre macchinine era invece l'effetto di schiacciamento 1.5x, cioè "anamorfico" (quello che vedete appena qui sotto), creato da una lente apposita: detto in soldoni, era un modo di stipare più immagine sulla stessa superficie. Chiaro che il film non potesse essere proiettato però così, nudo, crudo e "schiacciato".


Questo strano formato esisteva solo in ripresa. Per la distribuzione del film, il Super Techirama 70 s'incarnava in due formati.
Il primo era adatto a tutte le sale, il buon vecchio Cinemascope in 35mm: il nostro fotogramma di cui sopra, con l'uso di un'ulteriore lente anamorfica, veniva rimpicciolito e diventava quadrato, pronto per la pellicola 35mm a normale scorrimento verticale (4 perforazioni). Una lente di effetto contrario, posta sul proiettore, "riapriva" l'immagine, annullava l'effetto delle due lenti precedenti e restituiva la bella corretta immagine rettangolare che abbiamo imparato ad amare. Questo qui sotto è grossomodo il Cinemascope prima dell'applicazione della lente (quello "dopo la cura" lo vedete all'inizio dell'articolo).


Il secondo formato era una sontuosa pellicola in 70mm con sei (!!!) tracce stereofoniche ottiche, non anamorfica, pronta ad abbracciare uno schermo gigante. Per "gonfiare" il fotogramma 35mm alla grandezza del 70mm si usava una lente anamorfica contraria, come quella montata sul proiettore Cinemascope, però in fase di copia, non di proiezione. Sotto l'immagine così come appare sulla pellicola 70mm; più sotto lo schema del fotogramma 70mm.





I rapporti d'immagine corretti per La bella addormentata nel bosco erano 2.55:1 per il Cinemascope e 2.21:1 per il 70mm. Per Taron e la pentola magica invece si parla rispettivamente di 2.35.1 e 2.21:1. I rispettivi dischi Blu-ray/dvd presentano i rapporti d'immagine Cinemascope, suggerendo che siano stati ricavati dalla digitalizzazione di quelle copie (ma di fronte allo splendore in HD della Bella Addormentata non sembrerebbe). E' importante notare che le immagini di questo post sono state create da me e non corrispondono ai veri negativi! Ogni inquadratura era pensata per avere un senso compositivo in entrambi i rapporti d'immagine.

Ma perché a questo punto non girare direttamente in un classico Cinemascope (peraltro usato dalla Disney in Lilli e il Vagabondo nel 1955) e fare poi una copia in 70mm? Ovviamente si poteva e si può sempre fare, ma non dimentichiamoci che parliamo di sistemi analogici. Ingrandire un fotogramma di partenza che ha una definizione doppia del normale portava a una copia in 70mm indiscutibilmente migliore, più scintillante, a un occhio disattento indistinguibile da una ripresa "gigante" nativa.
Il Super Technirama 70 fu usato anche per Spartacus, Il re dei re e Barabba, per citare alcuni dei più famosi.

Precisazione extra, per i più maniaci: il Super Technirama 70 era un'evoluzione del VistaVision, adottato in diversi film degli anni Cinquanta (anche da Hitchcock per La donna che visse due volte e Intrigo internazionale). Differenze tra i due? Il VistaVision non prevedeva una lente anamorfica in ripresa, poteva essere proiettato così com'era in sale attrezzate o copiato su 35mm a canonico scorrimento verticale, sempre senza lenti anamorfiche, solo con mascherini. La Disney non ha mai usato il VistaVision o altre tecniche di ripresa non standard nel canone ufficiale. Al di fuori del canone, esistono esempi significativi come Chi ha incastrato Roger Rabbit (1988, VistaVision) o Tron (1982, Super Panavision 70, VistaVision e Cinemascope), ma questa è storia per un altro post. ;-)
Nel libro "La stirpe di Topolino" trovate riferimenti, meno pedanti di così, a tali tecniche di ripresa.